Giovanni Chiaramonte | International Baustellung | Berlin (Parte 2)

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2 min readMay 18, 2009

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Le fotografie di Giovanni Chiaramonte raccontano una storia, gli edifici sono frammenti nella città, frammenti che costruiscono la città.

Le immagini si articolano dall’esterno dei vari edifici e entrano nelle corti. C’è una grande attenzione per le facciate e le corti interne. Tutto è visto ad altezza dell’occhio. Le vedute “panoramiche” non si soffermano sui particolari, le automobili compaiono in molte immagini, quasi a dimostrare la dinamicità della ricostruzione berlinese, e al rapporto di mobilità che intesse col resto della città.

Quando Giovanni Chiaramonte è andato a Berlino a fotografare gli interventi dell’International Baustellung (Iba), il suo lavoro si è basato essenzialmente sullo studio dei trittici, in cui importantissimo è la rappresentazione degli spazi vuoti e pieni. Nelle sue fotografie si comprende come l’architettura dell’Iba di quegli anni, sia nata proprio dalla constatazione che il vuoto è stato generato dalla guerra e dalle demolizioni degli anni 60–70, e dal fatto che gli architetti volevano ricostruire e lavorare non scissi dalla storia ma nella storia, col desiderio di creare una città nuova che avesse una relazione fondamentale con il tempo.

Chiaramonte ricorda che, dopo essersi documentato sull’azione dell’Iba anche attraverso fotografie apparse su altre riviste, arrivando sul posto una mattina d’inverno, sceso dal taxi, di fronte all’edificio di RitterStrasse stentò a riconoscere il posto. L’edificio, fotografato tendenzialmente con teleobiettivi, era stato totalmente decontestualizzato.

L’isolato di RitterStrasse ricostruito dall’urbanizzazione di Robert Krier, si contrappone, invece, a tutta l’edificazione degli anni ’60 e ’70, senza la quale la ripresa, la citazione di Schinkel, fatta dall’architetto, diventasse semplicemente una “nostalgia retorica e reazionaria”.

Il luogo vive di quella complessità, e il fotografo non poteva far comprendere l’isolato senza far vedere l’edificio dell’editore Springer in metallo, senza la spianata d’asfalto del parcheggio e poi della terra di nessuno che si stendeva dinanzi, perché l’atto dell’architettare di Krier è in funzione di una ripresa del tracciato storico che si spinge oltre, non contro questa “storicità” della terra di nessuno dove ancora sono ben visibili le fondazioni demolite dalla guerra, tracce nella terra dell’antichità.

Giovanni Chiaramonte In Berlin

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© Giovanni Chiaramonte

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