Hiroshi Sugimoto | Seascape

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4 min readSep 15, 2014

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Hiroshi Sugimoto | Seascape

Le fotografie di Hiroshi Sugimoto sono fotografie di difficile interpretazione. Le immagini rivelano una strana alchimia che contagia lo spettatore senza lasciare punti di riferimento a cui appigliarsi, assumendo quel carattere di indeterminatezza e fluidità che lo lasciano in preda ad una sorta di agorafobia, una vertigine inconscia che provoca profondo smarrimento.

Hiroshi Suginoto | baltic-se ruegen, 1996

Hiroshi Sugimoto tra tempo e Memoria

Uno smarrimento dovuto ad una antinomia tra il tempo della fotografia e il tempo memoria di chi guarda. Si scontrano in queste fotografie due opposti: il tempo-immagine proprio della fotografia, il tempo istantaneocronaca di un momento cristallizzato, breve e transitorio nel tempo e il tempo intangibile, continuo, quello che passa e forma l’esperienza dello spettatore.

Le foto diventano così immagini in movimento, un trait d’union tra l’oggetto e la visione, leggermente sfocata che quasi si muove come fosse il frame di un film che non rimane confinato nello scatto ma è un gesto performativo che non può essere fermato o misurato. E’ il prolungamento del tempo tra produzione e percezione delle immagini che segnano il punto distintivo delle opere di Sugimoto.

Un’altra caratteristica del lavoro del fotografo giapponese strettamente correlato al tempo è il silenzio, un’oscillazione continua tra ciò che si ascolta e ciò che si vorrebbe dire, un mondo fluttuante fatto di vapori, nuvole, acqua salmastra, orizzonti lontani che si perdono in un punto di fuga lontano in unadiatriba continua tra luce abbacinante e nebbia, trasparenza e opacità nella quale diventa evidente quel moto perpetuo in continua trasformazionetra staticità e mutamento, creando. alla fine, quel clima intimo e surrealeche Sugimoto chiama “tempo di esposizione”.

hiroshi sugimoto | sea of japan

Seascape

Le immagini della serie Seascape sono tutte pervase da un’atmosfera con orizzonti sfocati, quasi inesistenti, in cui l’acqua scura fa da contraltare alla luminosità del cielo, e dove il tempo atmosferico si fonde col tempo immobile ed etereo di un momento indefinibile tra alba e tramonto, senza sapere quale sia la provenienza della luce né dove questa si poggi, e i cui i confini formali delle cose si perdono e diradano nelle differenti tonalità che va dal grigio al nero.

Le fotografie diventano il metro con cui misurare i cambiamenti e l’istante dello scatto l’unico lasso di tempo in cui muoversi per cogliere i cambiamenti transitori della luce e della visione.

In questo modo Sugimoto denota in maniera chiara e precisa la sua poetica, senza appoggiarsi ad altre forme di comunicazione che non siano quelle della fotografia, per esprimere la sua idea di racconto mitico, che esula dalla parola, sia scritta che verbale, ricercando, come egli stesso suggerisce in suo scritto, l’archetipo del linguaggio primordiale, quando l’uomo ha dato il nome ai mari e alle coste come esigenza prima di comunicare, individuando nella consapevolezza di sé la differenza tra sé e il mondo. Ed è proprio nel racconto della propria storia che si riflette in quella di tutti gli esseri umani, che Sugimoto è tornato alle radici del proprio essere, ricercando nella memoria la traccia per una conoscenza approfondita dell’Io.

hiroshi sugimoto | aegean sea pillon, 1990

Questa riflessione sul tempo si riverbera sulla necessità di fotografare. Scattare una foto però non è una catalogazione sterile del mondo, né soltanto la volontà di conoscere un luogo per “colonizzarlo e stabilizzarlo”, ma un linguaggio universale aperto ai desideri, ai sogni e alle interpretazioni, in continua evoluzione.

Le immagini così negano il carattere rappresentativo cercando di descrivere lo scheletro del tempo, ricercando una memoria collettiva che renda più stabile e conosciuto il mondo in cui viviamo. Il tempo con la fotografia diventa visibile,tutti noi ricordiamo per immagini, senza fossilizzarci su un momento unico però, ma come memoria nel senso più puro del termine. Con Seascape Hiroshi Sugimoto smaschera la volonta di denotare e formalizzare il mondo, ricercando qualcosa che non può essere nominato inducendo chi guarda le sue fotografie a far leva su unadoppia memoria: personale e antropica, che racchiude un mondo molto più vasto e profondo di quello che normalmente si pensa di conoscere.

Published 13/05/2013 on 2Photo

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