Hugh Holland è il fotografo che ha raccontato con la sua macchina la controcultura emergente degli skateboarder. In un periodo lungo quasi tre anni Holland ha scattato una serie di fotografie che descrivevano le evoluzioni di questi “artisti della strada” che a meta degli anni 70 scoprivano un nuovo modo di percepire lo spazio della città.
Z-Boys è il mito indiscusso di quegli anni, una leggenda vivente dello skateboard, Holland lo segue tra strade, quartieri residenziali, downtown. durante i pomeriggi nei quali attraverso una tecnica quasi cinematografica realizza un documentario narrando le gesta dell’eroe contemporaneo storicizzandolo attraverso l’uso tenue dei colori soft durante la stampa.
Maschi adolescenti che scrivono la mitologia della costa californiana fatta di luce accecante e di colori sgargianti, di calcestruzzo levigato e di nuvole basse. Inoltre, le piscine di tutta la Southern California drenate per risparmiare acqua a casua della siccità creavano enormi arene vuote su cui sperimentare le ruote in poliuterano, dell’alluminio e della fibra di vetro che avevano rivoluzionato la fabbricazione degli skateboards rendendoli più facile da gestire.
Le figure impresse sulla pellicole da Hugh Holland sono il risultato dei suoi studi accademici e della sua passione per il barocco spagnolo. Questi “nuovi angeli” riempiono spazi circolari appesi dall’alto ad un mondo colmo di luce, sospesi come in una cupola e sempre in bilico tra ombre e linee curvilinee che sfidano la forza di gravità e lo schema rettangolare delle dimensioni della stampa fotografica.
La geometria è fondamentale in queste immagini, linee rette che si intersecano tra loro interrotte dai movimenti vorticosi dello skateboard. Un mondo capovolto fatto di luce, movimenti curvi e cemento armato in cui i corpi fluttuano tra il blu del cielo e il bianco del calcestruzzo.
In questi spazi vuoti Hugh Holland ha cercato di comporre quadri astratti componendo linee e ombre e muovendosi in un mondo fatto di forme triangolari e di edifici che delimitano il confine tenue che esiste tra i corpi che volteggiano in aria e quelli che galleggiano sulle piattaforme bianche delle piscine vuote della west coast.
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