Mary Ellen Mark | Ward 81

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4 min readJan 3, 2011

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Mary Ellen Mark

Il lavoro di Mary Ellen Mark ha avuto sempre come soggetto principale la gente. Dal momento in cui prese in mano la macchina fotografica è stata letteralmente ossessionata dall’indagare gli essere umani sia che fossero gli eroinomani nei primi anni ’60 o gli artisti circensi del subcontinente indiano.

Attraverso la macchina fotografica ha avvicinato, scandagliato e scoperto la complessità dei rapporti fra persone che rendono le sue fotografie come qualcosa di assolutamente personale e unico e nelle quali i confini tra le differenti storie si intersecano e si mescolano fino a diventare un corpo unico.

Nei suoi lavori ogni fotografia ha una sua storia che vive indipendentemente dalle altre immagini, ogni scatto riassume la storia che Mary Ellen Mark vuole raccontare ma allo stesso tempo ogni singola fotografia racconta storie diverse correlate tra loro che denotano l’inquietudine di fondo che pervade il suo lavoro.

Mary Ellen Mark

Così, il saggio sulla missione di Madre Teresa negli slums di Calcutta o sulle prostitute di Bombay o ancora sui problemi delle gravidanze adolescenziali della peroferia newyorkese denotano uno sguardo profondo sui problemi che affliggono le grandi città e che a distanza di anni non hanno perso di originalità ne da un pun to di vista estetico nè tantomeno da un punto di vista poetico.

L’indagine su una parte della popolazione esclusa dalla società è il mondo che attrae la curiosità di Mary Ellen Mark, un mondo visto in bianco e nero in cui le asprezze delle tonalità di grigio riflettono i drammi ma anche le speranze di chi vive ai margini.

Il colore naturalmente non è bandito, infatti, in alcuni lavori lo usa per dare più enfasi ai suoi scatti, moltiplicando l’intensità delle emozioni in modo da contemplare forma e contenuto evitando di appesantire la scena con colori sgargianti per riempire il vuoto che di solito si nota nelle fotografie patinate.

Mary Ellen Mark non vuole creare distrazioni, il punto focale sono i volti e i gesti e seguendo la tradizione della fotografia documentaria di Henri Cartier-Bresson, Robert Frank, Marion Post Wolcott, e W. Eugene Smith solo il bianco e nero riesce ad esprimere senza dissonanze il proprio personale punto di vista.

Mary Ellen Mark

Nella sua fotografie Mary Ellen Mark ha voluto dare voce alle persone che non l’avevamo mai avuta o peggio a coloro che non erano degni di nessuna notizia o che non avevano fatto nulla di straordinario. Emblema di questa sua estetica è il suo lavoro più famoso Ward 81 un reportage su un ospedale psichiatrico in Oregon. A partitre dal Febbraio 1976 per 36 giorni insieme alla scrittrice Karen Folger ha fotografato e intervistato le pazienti del Ward 81.

La Mark ha così iniziato a scandagliare la malattia mentale in un progetto che non l’ha più abbandonata riuscendo a approfondire molte questioni sull’argomento come la dipendenza e la povertà in relazione ai disagi mentali. In queste fotografie si nota come tutto in queste condizioni estreme di disagio è esagerato: le reazioni, i sentimenti, la personalità delle persone ritratte.

Gli scatti si muovono su quella linea sottile che dividono i malati mentali dalle persone “normali” mostrando quanto illusoria sia questa linea e quanta ipocrisia ci sia nella società. Con Ward 81 Mary Ellen ha fatto cadere questo velo riuscendo a cogliere i diversi aspetti di persone non facilmente classificabili.

Mary Ellen Mark

Ward81 è un lamento, un grido di dolore di donne che hanno qualcosa da raccontare senza pose artefatte o filtri edulcorati, uno squarcio su un mondo dilaniato dalla quale Mary Ellen Mark ha tratto una lezione di vita che si è portata dietro come un bagaglio al quale attingere per vedere con occhi diversi i mutamenti dei luoghi e delle persone.

Mary Ellen Mark sito ufficale

Galleria di immagini di Mary Ellen Mark fotografa

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