Santiago Calatrava — Paolo Rosselli | Cielo e Terra

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2 min readNov 14, 2008

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Se la stazione Stadelhofen di Santiago Calatrava a Zurigo si può considerare “un intervento chirurgico” all’interno di un tessuto cittadino ben consolidato, di diversa concezione e attuazione, è il progetto per la stazione di Lyon Satolas.

La stazione di Lione è stata commisionata all’architetto spagnolo per convogliarvi il traffico dei treni superveloci Tgv, per i quali le vecchie infrastrutture della stazione cittadina non erano più adeguate.

Nel 1986 lo studio del Tgv Rhone-Alpes prevedeva che il tracciato tagliasse fuori Lione, passando alla periferia della città. La stazione si trova al centro dell’aeroporto e funge da centro connettore e da nodo di interscambio dell’intricata rete dei trasporti del centro-sud Europa.

Per questo motivo secondo i committenti “l’impianto era tenuto a esibire un’immagine forte, incisivo come un atto di fondazione, e a rappresentare nel contempo la vetrina del dinamismo, dell’audacia e dello spirito creativo dell’intera regione Rhone-Alpes”. Nel 1989 il progetto di Santiago Calatrava risulta essere quello vincente.

Se a Zurigo le fotografie erano costruite e ostruite dai pieni degli edifici che rendevano necessario un ordine e una collocazione esatta degli oggetti, a Lione sono i grandi spazi vuoti e i colori dell’architettura e della terra a condizionare lo sguardo del fotografo.

Nella veduta generale della stazione le due enormi ali che spiccano tra la terra e il cielo, esprimono visivamente l’idea dello slancio e del volo, simbolo degli aerei e al tempo stesso della volontà di sviluppo della regione lionese.

La fotografia di Paolo Rosselli è costruita attraverso poche linee orizzontali e da una sovrapposizione di piani che la rendono indefinita e priva di contorni netti. Le forme antropomorfiche dell’architettura di Calatrava sono depurate da ogni volontà di spettacolarizzazione, il fotografo si pone sempre ad una certa distanza perché allontanandosi può cogliere meglio le risorse della scienza del progettista iberico, derivate dall’osservazione delle forme biologiche.

L’attenzione di Paolo Rosselli è catturata dall’enorme spazio vuoto contenente l’architettura “osteologica” di Santiago Calatrava, spazio che sottolinea ancora una volta l’aspetto surrealista della fotografia del milanese, in cui il tempo dell’immagine si sovrappone al tempo segnato dal passaggio dei treni, provocando uno slittamento di senso e un accentuato ricorso alla metafora nella quale la fotografia abbraccia la maestosità dell’architettura smaterializzandola e ricomponendola con le ombre che la riflettono e raddoppiano.

Se, come sostiene Bedarida, la stazione di Lione è un inno alla circolazione, nelle fotografie di Paolo Rosselli, sono altre le caratteristiche messe in mostra, infatti, il fotografo preferisce insinuarsi all’interno del cemento e dell’acciaio per rivelare il suo carattere “più solenne e onirico” e far risaltare gli aspetti simbolici che questa costruzione emana, il suo attaccamento alla terra, e la sua spinta verso il cielo.

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